Come finisce la Storia?
"Massimo, Massimo, Massimo".
Ti acclamano.
Il generale che diventò uno schiavo.
Lo schiavo...
che diventò un gladiatore.
![]()
... il gladiatore
che sfidò un imperatore.
Una storia sorprendente.
Adesso il popolo vuole sapere
COME FINISCE LA STORIA
- Credi che li rivedrai ancora quando morirai?
- Io penso di si, e poi io morirò presto. Esse non moriranno per molti anni. Le dovrò aspettare.
- Ma tu…..le aspetteresti tu?
- Certamente.
- Sai, mia moglie e mio figlio mi stanno già aspettando.
- Tu li rivedrai di nuovo. Ma non ancora. - Non ancora….non ancora.
- Il mio nome è Massimo Decimo Meridio; Comandante delle Armate del Nord; Generale delle Legioni Felix; leale servo del vero Imperatore Marco Aurelio; padre di un figlio ucciso; marito di una moglie uccisa.
Ed avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra.
Voglio anch’io stare davanti all’imperatore.
- Siamo così diversi tu ed io? Tu prendi la vita quando devi, così faccio io.
- Che cosa e’ Roma. Massimo?
- Ho visto molto del resto del mondo. E’ brutale, crudele e buio.
Roma e’ la luce.
- Eppure non sei mai stato a Roma. Tu non hai visto che cosa e’ diventata.
Io sto morendo Massimo. Quando un uomo vede la sua fine vuole sapere se c’e’ stato uno scopo nella sua vita. Come pronuncerà il mio nome il mondo negli anni a venire? Sarò conosciuto come il filosofo? Il guerriero? Il tiranno? O sarò l’imperatore che avrà ridato a Roma la sua vera natura?
C’era un sogno una volta che era Roma…. tu potevi soltanto sussurrarlo. Qualcosa di più forte di un bisbiglio e sarebbe svanito.
Era così fragile che temo non sopravviverà all’inverno. Massimo, sussurriamolo ora, insieme tu ed io.
- Chi sono loro per ammonire me?
- Commodo, il Senato ha la sua utilità.
- Quale utilità? Tutti loro non fanno altro che parlare. Dovremmo essere soltanto…..tu ed io, e Roma.
- Non pensarci neanche! C’è sempre stato un Senato……
- Roma è cambiata. Ci vuole un imperatore per governare un Impero.
- Certo, ma bisogna lasciare al popolo le sue…..
- ... Illusioni?
- Tradizioni!
- La guerra di mio padre contro i barbari, lo ha detto lui stesso, non ha portato niente, ma il popolo lo ha sempre amato.
- Il popolo ama sempre le vittorie.
- Ma perché? Non assistono alle battaglie... Cosa gliene importa della Germania?
- Tengono alla grandezza di Roma.
- La grandezza di Roma? Ma che cosa è la grandezza?
- La grandezza è un’Idea. La grandezza è una visione.
- Esatto! Una visione! Non vedi Lucilla? Io darò al popolo una visione di Roma ed essi mi ameranno per questo, e presto dimenticheranno quei vecchi uomini rinsecchiti.
Io darò loro la visione più grande che abbia mai avuto
- Mi hai chiesto cosa voglio. Voglio anch’io stare davanti all’imperatore come hai fatto tu.
- Allora ascoltami! Impara da me!
Io non sono stato il migliore perché uccidevo velocemente. Io sono stato il migliore perché la folla mi amava.
Conquista la folla e conquisterai la tua libertà.
- Conquisterò la folla.
Darò loro qualcosa che non hanno mai visto prima.
- Ma che cosa ha in mente? E' questo che mi turba di più. Trascorre tutte le sue giornate con l'ossessione di allestire la festa in onore di tuo padre, trascurando anche i fondamentali obblighi di governo.
Cosa sta dunque tramando?
- E chi ne paga il prezzo? Questi giochi quotidiani costano una fortuna! Non abbiamo nuove tasse!
- Il futuro. Il futuro pagherà il prezzo. Sta vendendo le riserve di grano.
- Non può essere vero!
- Vende le riserve di grano di Roma: il popolo fra due anni morrà di fame.
Spero che si diverta con i giochi perché è a causa loro che morirà.